L’ANIMA TORMENTATA DI UN GENIO
di Paola Valori
Arles, Provenza. Primavera.
E’ primavera. Sento l’aria frizzante mentre varco la soglia dello studio di Vincent Van Gogh. Un'ebbrezza di trementina e olio di lino invade le mie narici, preludio all'esplosione di colori che mi attende.
Le pareti gialle, sbiadite dal sole e decorate da stampe giapponesi, raccontano di un animo inquieto. Il pavimento in legno, cosparso di schizzi di colore e pennelli usati, testimonia la furia artistica che qui si sprigiona. Un letto disfatto in un angolo, con lenzuola sgualcite di un giallo intenso, evoca la vita spartana del pittore.
Vincent appare davanti a me. Un uomo dall'aspetto fragile e tormentato, con occhi azzurri che brillano di intensità. Indossa una semplice camicia a righe e un cappello di feltro. La sua barba folta e ispida, di un rosso intenso che vira al rame, non è curata, né tantomeno ordinata, ma è un tratto distintivo che lo rende immediatamente riconoscibile.
L'intervista
Mi aggiro per lo studio con curiosità, attratta dalle tele accatastate e dai disegni che vestono le pareti. Vincent mi parla con trasporto del suo lavoro, della sua ricerca della bellezza, della sua lotta contro la solitudine. Io lo ascolto con attenzione, rapita dalla sua sincerità.
Dalle sue parole emerge un ritratto intimo di un artista tormentato. Un uomo che vive in simbiosi con la natura, traendo ispirazione dai paesaggi provenzali e dai cieli infuocati. Un uomo che combatte contro i demoni interiori, cercando nella pittura un sollievo alla sua sofferenza.
Ciao Vincent, benvenuto ad Amici Immortali. I girasoli... un'ossessione? Un simbolo? Van Gogh: Più di un'ossessione. Sono una sfida, un modo per catturare la luce e la vita stessa. E poi, sai, la loro semplicità mi parla di umiltà, di radici profonde nella terra.
Da dove nasce la tua inquietudine? Van Gogh: Forse dalla solitudine. Un artista incompreso, perennemente alla ricerca di un posto nel mondo.
Eppure, hai dipinto capolavori che illuminano il mondo. Come trovi la forza di creare in mezzo al buio? Van Gogh: La pittura è la mia salvezza, la mia terapia. Quando dipingo, dimentico tutto. I colori diventano le mie emozioni, la tela il mio specchio.
Hai un rapporto difficile con tuo fratello Theo. Che peso ha nella tua vita? Van Gogh: Theo è il mio pilastro, il mio confidente. Mi sostiene economicamente e, soprattutto, crede in me. Senza di lui, forse non avrei mai dipinto.
Vincent, so che è un argomento delicato e non vorrei turbarti. Però, se ti va, mi piacerebbe capire meglio... il tuo orecchio. Perché te lo sei tagliato? Van Gogh: È una storia complessa… Un periodo buio della mia vita, pieno di tormenti interiori. Soffrivo di solitudine e di una profonda inquietudine.
E il tuo amico Gauguin, che ruolo ha avuto in questa vicenda? Van Gogh: Paul era un amico e un collega, con cui condividevo la passione per l'arte. Ma la nostra convivenza era difficile, entrambi eravamo anime tormentate, nervose, inclini a scontri accesi e incomprensioni.
La tua salute mentale è fragile. Come influisce sulla tua arte? Van Gogh: Ah, la mia follia... un diavolo che mi tormenta e una musa che mi ispira. Forse è un dono e una maledizione allo stesso tempo. Non lo so. È la mia luce e la mia ombra.
Non cerchi la fama, non ti curi del giudizio altrui. Dipingi per sopravvivere, per dare un senso al tuo dolore. Van Gogh: Non ho tempo per la fama, né per il giudizio altrui. Dipingo per urlare contro il silenzio.
Se potessi tornare indietro, cosa faresti di diverso? Van Gogh: Dipingere. Dipingere di più, con più foga, con più furore. Cieli infuocati, notti stellate, campi di grano dorati, mari di luce, girasoli che brillano di sole. Tutto questo, e solo questo.
Vincent, un'ultima domanda per chiudere: qual è il segreto per creare un'opera d'arte immortale? Van Gogh: Non cercare la perfezione, cerca l'autenticità e lascia che il tuo fuoco interiore guidi il pennello.
Mentre il sole calava sulla Provenza, ci siamo salutati con un abbraccio fraterno. Due anime diverse, unite per un breve istante dalla magia dell'arte. Andando via, tra i campi di lavanda mi sono voltata indietro una volta sola. Sapevo che non avrei mai dimenticato quell'incontro.
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